Vetulonia era una potente ed importante città facente parte della Dodecapoli Etrusca, ossia le dodici città che, ben organizzate politicamente e militarmente, governavano l’antica Etruria: la Toscana di oggi e parte del Lazio settentrionale.
Oggi Vetulonia, dove ancora sono evidenti le mura etrusche sulle quali poggia, è un piccolo borgo medievale di 250 anime circa, ubicato a 300 metri sul livello del mare nel comune di Castiglione della Pescaia nella Maremma Grossetana.
Nonostante Vetulonia sia antichissima la sua storia è abbastanza recente, scusate il rigiro di parole ma è effettivamente così: per secoli l’ubicazione dell’antica città etrusca era rimasta sconosciuta, avvolta in un mistero come fosse solo una leggenda.
La sua ubicazione veniva collocata in luoghi limitrofi, oppure secondo altre teorie, più a nord nelle Colline Metallifere a Massa Marittima, fino addirittura molto più lontano, nel Lazio nei pressi di Cerveteri.
Nel 1840 l’archeologo e medico Isidoro Falchi consultando un antico documento all’Archivio di Stato di Siena, lo condusse a trovare nel colle del piccolo borgo di Colonna, antiche monete riportanti la scritta Vatl, il nome in etrusco di Vetulonia.
Successivamente furono riportati alla luce i sepolcri monumentali risalenti al VIII-VII secolo a.C. così come altri edifici e strutture presenti nel parco archeologico.
L’antica leggenda si materializzò in realtà ed il borgo di Colonna, grazie ad un regio decreto, gli fu riassegnato il nome originale di Vetulonia.
Con spirito “fiero e patriottico”, visto che siamo del luogo, siamo giunti a Vetulonia per ripercorrere le testimonianze dei nostri lontani antenati – gli Etruschi – che, come affermava lo storico francese Jacques Heurgon, hanno rappresentato il focolaio determinante della civiltà italiana.
Continuava così Heurgon: “una volta strappata la maschera orientalizzante che li travestiva, sono gli Italici di ieri e di oggi, che ci appaiono in una impressione allucinante di consanguineità”.
Senza ombra di dubbio, possiamo dire che gli Etruschi sono davvero i nostri avi.
A Vetulonia sono ancora evidenti le mura etrusche dette dell’Arce, da dove una vista su tutto il territorio circostante la rendeva ben difesa dai possibili nemici.
La difesa della città era rafforzata anche dal fatto che dalle pendici sud orientali, occupando tutta la piana fino alla rivale Roselle (altra città etrusca) e verso il mare ad ovest, c’era il lago Prile, successivamente trasformato in terreni fertili e pascoli dopo la bonifica XIX secolo.
Dopo un giro nel borgo e una visita alla chiesa dei Santi Simone e Giuda, è possibile “immortalare” il paesaggio circostante da alcuni punti panoramici, e così diamo inizio al nostro percorso alla ri-scoperta delle rovine etrusche e dei sepolcri monumentali.
Dalle mura dell’Arce si scende sulla via sottostante che porta alla strada asfaltata “della Scala Santa” e svoltando a destra, dopo circa 200 metri, sono visitabili i primi scavi dell’acropoli etrusca.
Un area di case residenziali del III-I sec. a.C., come la Domus di Medea e la Domus dei Dolia, hanno restituito reperti di grande spessore storico.
Poi attività commerciali disposte lungo il basolato della via Decumana: se desiderate qualcosa fresco da bere, potete nell’immaginazione farlo qui!
Ripresa la strada asfaltata dopo circa 400 m un sentiero a destra porterà in direzione di Scala Santa e, proseguendo sempre su asfalto tenendo la destra, dopo 400 m a sinistra, inizia la strada bianca (sentiero 202) che conduce alla visita delle tombe monumentali.
Proprio in prossimità della deviazione, troviamo l’accesso per la prima visita sulla Via dei Sepolcri: la tomba del Belvedere risalente al VII-VI sec. a.C. scoperta da Isidoro Falchi nel 1897.
Continuando sulla strada bianca (sentiero 202), costellata di muretti a secco che aggiungono “sapore” etrusco alla camminata, dopo circa 600 m si arriva al tumolo della Pietrera.
Maestoso, imponente, monumentale, così è il sepolcro della Pietrera, con un diametro di 60 m ed alto circa 15 m risalente al VII sec. a.C.
E’ la sovrapposizione di due tombe, una costruita sui crolli di un’altra, con dromos di accesso alla camera quadrangolare dove è presente il pilastro centrale.
Se pensiamo che questi tumoli in origine erano completamente ricoperti di terra, con solo l’accesso visibile, ha dell’incredibile: sia per le tecniche architettoniche, sia per il culto “dell’aldilà, che questi antichi italici avevano, come proseguimento della vita dopo la morte.
Fatti altri 600 m arriviamo alla tomba del Diavolino e già il nome dice tutto: un tumolo del VII sec. a.C. perfettamente intatto dove, percorso il lungo dromos di accesso, è possibile entrare “varcando le tenebre”.
Lei Lara Croft, io “Turms l’Etrusco” proprio come l’antagonista del romanzo di Mika Waltari che dalla Grecia fa un incredibile viaggio alla ricerca delle sue origini fino ad arrivare in Etruria: e così in questi panni ed il cuore il gola, ci apprestammo ad entrare.
Con le fioche luci di due torce[1], attraversato l’oscuro corridoio tra lo stillicidio proveniente dai pilastri soprastanti, arriviamo alla camera centrale dove una colonna megalitica sorregge la cupola.
La tomba apparteneva ad una famiglia aristocratica e gli inumati erano posti ai lati della camera.
Le emozioni sono tante…
Tornati sui propri passi e fatti alcuni centinaia di metri, a sinistra un sentiero di 300 m attraversa un campo con alcuni ulivi e lecci e, seguendo la traccia di un antico muretto a secco, si arriva alla tomba del VII sec. a.C. chiamata della Fibula d’Oro.
La tomba era un tumolo con dromos di accesso, oggi invece è completamente aperta: la sua importanza è tale per il ritrovamento della meravigliosa Fibula d’Oro, creata con la tecnica della granulazione e considerata tra le opere più affascinanti del mondo etrusco.
La Via dei Sepolcri di Vatl, così come veniva scritta in lingua etrusca , finisce qui.
Via dei Sepolcri
Partenza da Vetulonia (Google Maps)
Distanza andata e ritorno 7,7 km
Dislivello in salita 298 m
Difficoltà T
Continuando il percorso…
Ritornati indietro fino alla svolta a sinistra (sentiero 203) dopo passata la tomba della Pietrera, è possibile continuare il percorso facendo un giro ad anello per altri 8,5 km oppure ripercorrere la stessa via fino a Vetulonia.
Preso il sentiero 203 si procede per 1,3 km fino ad incontrare il sentiero 204 che in direzione sud dopo circa 1,2 arriva alla strada vicinale di Val di Campo.
Svoltati a sinistra dopo 300 m prendere a destra il sentiero 205, che dopo 2,6 km andrà ad immettersi a destra sul sentiero 206 e dopo circa 200 m immettersi a sinistra nel sentiero 206.
Salendo sul sentiero 206 vi accorgerete di camminare sull’antico basolato etrusco, e sarà emozionante nonostante la sua aspra pendenza, non a caso questa antica via è chiamata “del crepacuore”.
Dopo questa ascesa di 2 km ed un dislivello di 230 m, ritorniamo a Vetulonia.
Merita la visita il museo Civico ed Archeologico Isidoro Falchi, consigliamo di consultare gli orari e le modalità per la visita di alcune aree archeologiche. (vedi qui)
Partenza | Partenza da Vetulonia Ⓟ |
Distanza | 14,28 km ⇔ |
Tempo | 3 h ◔ |
Dislivello in salita | 489 m ⇑ |
Dislivello in discesa | 489 m ⇓ |
Quota massima | 341 m ▲ |
Quota minima | ▼ |
Sentieri | 214, 202, 203, 204, 205, 206 ↝ |
Difficoltà | E |
Ascent/Descent: 489 m 489 m
| Distance: 14.28 km |
Mappa in pdf con qr-code per attivare la traccia gpx:
Traccia gpx:
Note: 1- In realtà all'interno della tomba è presente un sistema di illuminazione a fotocellula.